Quando viaggiamo all’estero ci rendiamo conto di quanto il Made in Italy sia un brand. Un marchio vero, importante e riconosciuto. Ce ne rendiamo conto per quanti vini, cibi e prodotti falsi, italian sounding e di scarsa qualità popolano i banchi dei supermercati, gli scaffali dei negozi e purtroppo anche le tavole dei ristoranti.
Olio, vino, formaggio, moda sono pieni zeppi di prodotti che presentano marchi dal nome italiano e dalla provenienza ignota. Sono numerosi i ristoranti e pizzerie nel mondo che reclamizzano “Italian Food and Pizza”, “Real Italian Food”, “Da Peppino” o “Bella Italia” che dietro ai fornelli e al bancone hanno personale di nazionalità diversa da quello italiano (e questo talvolta avviene anche in Italia…) E questo perchè?
Perchè il “made in Italy” è un valore, l’espressione d’origine di una serie di prodotti dalla qualità percepita medio alta che spinge il prezzo a livelli premium, anche immeritatamente.
Ebbene quando, come agenzia o per qualche cliente, ci troviamo ad affrontare la presentazione di un prodotto italiano, spesso la fatica più grande è spiegarne le caratteristiche, cercando di distaccarci dai prodotti “fake” che chi abbiamo di fronte è abituato a vedere o ad acquistare.
Se alcuni marchi di territorio sono quasi contro producenti o sono completamente insignificanti, il “Made in Italy” è invece un valore importante, da tutelare e da difendere. Come fare? Senza entrare in polemica su chi lo dovrebbe fare, riteniamo che a livello di marketing del vino e del cibo la soluzione più importante stia nella coerenza. Coerenza che diventa stile produttivo. Coerenza che diventa marketing semplce ed incisivo e comunicazione chiara.
Le nuove generazioni di acquirenti sono sensibili all’onestà e verdicità dei messaggi che vengono prodotti e veicolati e hanno molte possibilità di verificarli. Sono menti curiose che si approcciano alla decisione d’acquisto informandosi, condividendo informazioni e dando feedback.
Quando quindi vogliamo promuovere un vino o un prodotto enogastronomico del nostro paese facciamolo seguendo alcuni brevi punti:
1) Se si tratta di un prodotto 100% italiano diciamolo, indicandolo in etichetta e in tutta la comunicazione, rispettando ovviametne le esigenze di legge.
2) Lavoriamo su web selezionando il nostro target di riferimento e facendo una indagine di marketing del vino o di marketing del cibo per capire quali sono le argomentazioni che catturano i consumatori di un determinato paese (lusso, eccellenza, famiglia, artigianalità, originalità, sostenibilità…); in ogni paese si trovano valori diversi. Mantenendoci all’interno della nostra verità, decliniamola perchè diventi affine al nostro cliente obiettivo.
3) Parliamo ai nostri clienti, esistenti e potenziali, usando i social media come mezzo di comunicazione del vino e del cibo, il web e il rapporto diretto.
4) Siamo Italiani, siamo conosciuti perchè facciamo stare bene le persone e perchè siamo un popolo fondamentalmente solare. Cerchiamo di non dimenticarlo, nonostante gli eventi quotidiani. Usiamo la nostra italianità come strumento di marketing del vino e del cibo (senza scadere nelle caricature che i copiatori italian sounding fanno di noi).
5) Studiamo il mercato e la concorrenza. Cerchiamo il nostro brand sul web e sulle riviste di settore per capire la nostra reputazione e per identificare eventuali pericolosi cloni.
6) Registriamo il nostro brand, almeno in Italia, e teniamo archivio del suo utilizzo. Evitiamo di darlo in gestione a distributori o venditori all’estero; ci sono paesi molto pericolosi per questo.
Per qualsiasi ulteriore informazione siamo a disposizione e W il Made in Italy.