Il turismo enogastronomico è una voce molto interessante dell’offerta turistica del nostro paese e contribuisce in maniera importante al PIL generato dal settore globale ogni anno. ll turismo enogastronomico nel 2024 ha generato ben 40,1 miliardi di euro nel 2024, da fatturato diretto, indiretto e indotto, con un trend in crescita netta del 12% rispetto al 2023 e del  +49% sul 2016.
Sia per i turisti europei, che per i turisti extraeuropei il cibo e il vino sono le spinte più forti nello scegliere il Bel Paese come meta delle proprie vacanze o gite fuori porta, insieme a bellezze naturali, arte e cultura.

In diversi paesi del mondo sono in ascesa le ricerche sul web destinate all’enogastroturismo in particolare in prossimità delle vacanze, con impennate del +150% per ricerche specifiche come wine tour oppure wine tasting tour, negli ultimi 12 mesi (Fonte Google Trends).

Se passaparola e digitale sono i due mezzi di comunicazione preferiti per Generazione Z e Millennials, si trova un comportamento più tradizionale in Baby Boomers e Generazione X dove social, web, passaparola di amici, guide autorevoli e carta stampata hanno un appeal simile come fonti di informazione.

Un valore comune a tutte le diverse generazioni si trova però in un valore importante nonché criterio di scelta. Cresce l’appeal nei confronti delle destinazioni rurali, delle aree autentiche ed originali e dei pernottamenti nei piccoli borghi del nostro Paese.

I dati confermano questo comportamento e diventano decisioni concrete al punto che in Italia nel 2023 gli stranieri hanno scelto zone rurali e borghi nell’entroterra per ben il 20,7% della domanda totale. L’Italia infatti per il turista enogastronomico diventa ancor più affascinante quando vissuta in modo originale, lontano dalla massa e dalla omologazione. Piccoli borghi, zone defilate ed ancora poco sfruttate e poco conosciute sono un punto di forza della nostra offerta turistica. Basti pensare alle Terre del Custoza in provincia di Verona, ad alcuni piccoli paesi delle Prealpi Bellunesi, la Val Maira in Piemonte, ai confini con la Francia, destinazione meravigliosa per il trekking e i formaggi, San Michele Acreide nell’entroterra Siciliano, con le sue tradizioni religiose ed enogastronomiche antiche, la pianura veronese con i suoi agriturismi, le pievi e la coltura del riso, i Casoni tra Veneto e Friuli, nella laguna Adriatica, antiche dimore dei pescatori nella stagione di pesca che ora offrono cene con musica dopo una lenta navigazione rilassante in battello.

Dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano di Roberta Garibaldi si evince, tra le altre cose, che i turisti che hanno risposto alle numerose domande poste hanno le idee chiare, e sono pronti a scegliere, anche alla luce di una diminuita capacità di spesa e di una crisi economica che inizia a farsi sentire a vari livelli (le degustazioni nella scelta concreta calano, mantengono un interesse pari al 75,3% contro una fruizione del 57,2%). Tralasciando il turismo del lusso, che vive di dinamiche proprie, dove l’aspetto del dell’alto costo/posizionamento fa aumentare l’appeal delle offerte, per il turismo casual, vi è una focalizzazione alla ricerca di situazioni differenti e sono tre i desideri espressi dai turisti intervistati, che fanno percepire un cambio rispetto al passato:

Desiderano vivere appieno l’enogastronomia del territorio. Dal 2021 si evidenzia un aumento nella partecipazione ad esperienze a tema olio (+37,1%), birra (+13,2%) e formaggio (7,3%). Quindi non solo vino ma esperienze “multiprodotto”.

Ricercano proposte immersive incentrate su wellness e cultura. In un solo anno, aumenta il numero delle persone che ha scelto esperienze enogastronomiche di relax /detox (+26,2%) ed attive (+8,8%) così come ha visitato musei del gusto (+16%). Quindi una relazione attiva e consapevole con l’enogastronomia che non è più solo edonismo bensì cultura e salute.

Vogliono vivere momenti unici, scoprendo i numerosi gioielli della tradizione e dell’enogastronomia locale.  Rimaniamo il paese più “biodiverso al mondo” sia in termini di varietà vitivinicole, cultivar di olive e tipologie di verdura, di frutta e di grano, quindi la voglia di diventare degli “avventurosi enogastroturisti” gioca a favore del patrimonio territoriale ed enogastronomico italiano.

Parlando con professionisti del settore enogastronomico, della wine & food experience e del turismo e leggendo anche alcuni dati si vede come alcune proposte classiche debbano essere riviste e magari affiancate con format più interattivi ed innovativi dove il viaggiatore sia convolto e protagonista, dove si possa cimentare e possa divertirsi. Momenti ed attività in grado di valorizzare la cultura, il territorio e di presentare al meglio le eccellenze enogastronomiche coinvolte.

Si vedono comparire sempre di più trekking in vigneto, fish and wine tour in formula ittituristica, wine & bike tour, esperienze a cavallo con degustazione finale, cooking classes, scuole di degustazione, week end dedicati al wellness e alla salute, momenti di yoga e mindfulness vissuti in cantine e vigneto che diventano vere e proprie location multifunzionali. Una situazione dinamica probabilmente quasi impensabile 30 anni fa.

Fonti: Google Trends, Sole 24 Ore, Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2024 R.Garibaldi.


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