Roma, 30 gennaio 2019 – La riforma della Politica Agricola Comune (PAC-Post 2020) è una sfida cruciale per la competitività del vino italiano e, per il valore economico che questo rappresenta, dell’intero comparto agricolo comunitario.
Le richieste italiane di modifica del Regolamento OCM sono rimaste ad oggi inascoltate, per questo motivo le organizzazioni rappresentanti la Filiera Vitivinicola Italiana, attraverso una lettera firmata dai presidenti delle relative Organizzazioni (Confagricoltura, CIA, ACI Agroalimentare, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi), chiedono a Gian Marco Centinaio, Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e Turismo, di farsi carico delle proposte di miglioramento del sistema PAC e di rappresentare con forza queste esigenze al Commissario all’Agricoltura Phil Hogan e alla Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
Nel testo della lettera inviata al Ministro da Unione Italiana Vini per conto della Filiera, le organizzazioni sottolineano quanto la riforma della Politica Agricola Comune costituisca un passaggio fondamentale per modernizzare e rafforzare l’orientamento al mercato del settore del vino. In particolare, l’attenzione deve concentrarsi sulle modifiche relative alle disposizioni che regolano il sistema delle autorizzazioni agli impianti viticoli. In tal senso, è stato apprezzato qualche primo segnale di flessibilità nella bozza proposta dalla Direzione Generale Agricoltura, che però viene valutato come insufficiente a garantire prospettive di crescita delle dimensioni delle aziende italiane in un contesto che vede un vigneto Italia tendenzialmente in declino, non certamente favorito dall’attuale regime.
Le proposte che le organizzazioni hanno presentato al Ministero delle Politiche Agricole riguardano in sintesi: l’istituzione di una riserva nazionale delle autorizzazioni per evitare la perdita di potenziale viticolo, il recupero dei diritti di impianto in scadenza e delle autorizzazioni non utilizzate a favore delle imprese più dinamiche. In questo modo si aumenterebbe la superficie media aziendale, elemento imprescindibile per la competitività.
La Filiera Vitivinicola conclude la lettera evidenziando che la crescita delle imprese vitivinicole italiane è un elemento strategico per il nostro Paese ma anche per l’Unione Europea, la quale deve necessariamente assumersi un preciso impegno nell’accogliere i miglioramenti auspicati per una maggiore flessibilità e funzionalità delle regole comunitarie.
Fonte Unione Italiana Vini